Via normale della Punta Nera – Massiccio del Sorapis
La gita che suggerisco oggi, si pone al confine fra l’escursionismo e l’alpinismo facile, per cui i meno sicuri faranno bene a coinvolgere compagni più esperti o, meglio, a ricorrere ad una guida. La Punta (2847 m) è la cima più alta e massiccia del ramo “ampezzano” del Sorapis, che inizia dal Valico sora la Cengia del Banco, e prima di esaurirsi sopra il Passo Tre Croci, presenta sei sommità, panoramiche ma poco visitate: la Croda Rotta, la Zesta, le due Cime del Laudo e le due Cime di Marcoira.
Salita in solitaria dal pioniere Alessandro Lacedelli ”da Meleres” prima del 1877, la Punta Nera si raggiunge con un breve e panoramico percorso di medio impegno, da non sottovalutare in caso di cambiamento del tempo, perché la cima attira i fulmini. Per salirla, dunque, da Cortina ci portiamo con la funivia al Rifugio Faloria. Volendo, però, potremmo partire a piedi, da Rio Gere, da Mandres o dal Passo Tre Croci per Tardeiba. In questi casi è logico che il dislivello e il tempo complessivo si allungheranno notevolmente.
Da Faloria imbocchiamo il sentiero 213, che sale per la pista di sci, aggira il dosso dove sorge la Capanna Tondi e attraverso la cresta rocciosa delle Crepedeles scende alla verde Forcella Faloria (2309 m.), alla sommità della Val Orita.
Armatici di pazienza, sulla forcella prendiamo il ripido e franoso sentiero 215, e rimontiamo con un po’ di fatica l’ampio vallone ghiaioso che scende dalla Punta, dove è abbastanza facile scorgere camosci, fino a intravedere la stretta incisione della Sella di Punta Nera (2738 m), fra i Tondi di Faloria e i Tondi di Sorapis.
Non occorre arrivare alla Sella: quindici metri prima, poco sotto una rientranza a destra del sentiero, notiamo una parete inclinata, con appigli piccoli ma sicuri.
La superiamo in diagonale verso destra per 10 m (I grado, esposto), portandoci su una prima cengia con un ometto e un vecchio chiodo, che seguiamo a sinistra in fino ad un canale detritico. Per il canale ci portiamo sul filo di cresta, presso uno spuntone (ometto), evitando così il primo difficile tratto di cresta tra la Sella e lo spuntone stesso. Per cresta, ora più facile, saliamo ad una terrazza ghiaiosa.
Seguendo le tracce ed altri ometti, miriamo ora ad un canale sulla sinistra (I grado). Per roccette gradinate e friabili, brevi cenge e tracce con ometti, dopo mezz’ora abbondante dall’attacco (circa due ore e mezza da Faloria), lasciandoci alle spalle settecentocinquanta metri di dislivello, giungiamo all’esiguo spiazzo della cima, dove non c’è altro che il contenitore col libro per le firme.
Sull’aguzza e un tantino scomoda sommità della Punta Nera, dove scommetto che vi troverete in beata solitudine, godetevi l’aria fina e il vasto panorama, che a N si apre verso Cortina e i monti d’Ampezzo e a S verso San Vito e quelli della Valle del Boite: domina tutto il Sorapis, che da lassù sembra quasi di poter sfiorare. In discesa rifaremo rigorosamente il percorso di salita, cercando di non smuovere troppi sassi e prestando attenzione alla paretina iniziale.
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