Nodi

Chi ha già pratica e manualità con le corde, sa bene quanto siano numerosi i nodi che si possono utilizzare quando andiamo ad arrampicare. In questa pagina mi limito però ad illustrare i nodi fondamentali usati in arrampicata.

Nodi per ancoraggi alle soste

Il presupposto per creare una sosta in parete è dato ovviamente dall’esistenza di punti di ancoraggio dove fissare l’anello di cordino o kevlar.
I punti di ancoraggio possono essere naturali (clessidre, spuntoni di rocia o alberi) oppure artificiali (chiodi da roccia, spit, friends etc.), già sul posto o posizionati ad hoc.

Tutti sanno che è buona norma non affidarsi ad un unico punto di ancoraggio, ma è sicuramente preferibile avere almeno due punti che verranno collegati assieme.
L’ unica eccezione che ci permette di utilizzare in maniera ragionevolmente sicura un solo punto di ancoraggio è quando troviamo in parete grossi anelli metallici cementati, oppure robusti alberi.

Quando si collegano più punti di ancoraggio si dovrà osservare questo principio:
l’angolo formato tra i punti di ancoraggio ed il vertice dovrà essere il più chiuso possibile (vedi qui).
Se questo dovesse superare i 120 gradi, la forza esercitata dal carico sui singoli punti diventerà superiore all’effettivo carico appeso, compromettendo senza dubbio la tenuta della sosta. Se i punti di ancoraggio sono molto distanti tra di loro, bisognerà allungare il vertice per chiudere l’angolo.

Sosta mobile
Quando si collegano i due punti di ancoraggio con un anello di cordino, kevler o fettuccia, fare un mezzo giro ad un ramo, come si può osservare ingrandendo l’immagine qui a lato.

Questo permette di distribuire equamente il carico sui due punti d’ancoraggio.

Ancoraggio mobile

Sosta semi-mobile
Se sul collegamento sopra esposto dovesse però rompersi un punto di ancoraggio, lo strattone provocato dallo scorrimento del vertice verso il basso potrebbe danneggiare il punto superstite.

Questo si può facilmente evitare costruendo due asole vicino al vertice, come illustrato qui a lato.

Ancoraggio semi-mobile

Riporto qui sotto i tre tipi di dispositivi di ancoraggio su due punti, a vertici fissi, più usati in alpinismo e soccorso alpino.
Essi si differenziano dalla quantità di fettuccia o cordino necessari per la loro realizzazione: per il primo è necessario realizzare un nodo sul vertice, per il secondo due e per il terzo un nodo complessivo con tutti i rami del vertice. Una volta fatti i nodi il vertice non può cambiare, e per questa ragione va prestata particolare attenzione alla giusta distribuzione delle forze sui punti di ancoraggio, affinché il carico sia equamente distribuito sui due punti.

 
 
 

Nodi da imbragatura

Tutti i nodi per l’imbrago devono essere eseguiti il più vicino possibile all’imbracatura stessa per evitare che l’asola si incastri nella roccia e per poter rimanere il più possibile vicino alla roccia quando ci fermiamo su di un rinvio; cosa non possibile se il nodo è posizionato a 40 cm dall’imbragatura!

Nodo a otto

Usato principalmente per il collegamento tra la corda di cordata e l’imbracatura. È chiamato anche nodo delle guide con frizione, ed è un’evoluzione del nodo savoia. I pregi maggiori dell’otto ripassato sono la sua ottima capacità di tenuta e il suo basso valore “tranciante”

 

Bulino infilato

Una variante del bulino utile per collegare l’imbragatura alla corda di cordata.
Pregio principale di questo nodo è che, nonostante sia generalmente molto sicuro, può essere sciolto facilmente, anche dopo esser stato sottoposto a forti trazioni o quando la corda è bagnata.

 

Nodi d’ assicurazione

Nodo barcaiolo

Si usa per bloccare la corda sul moschettone ed auto-assicurarsi alla parete, ed è facilmente regolabile.
Solitamente è usato per l’autoassicurazione dei componenti la cordata, ma può essere utilizzato in molte altre situazioni.

Nodo mezzo barcaiolo

Usato per l’assicurazione reciproca (di uno verso l’altro) dei componenti la cordata.
La mano che frena può resistere ad una forza fino a 2.5 kN.

Asola e conrtoasola di bloccaggio

Questi due nodi complementari servono per bloccare e sbloccare le corde sotto carico.  Di solito usato assieme al mezzo barcaiolo, quando l’operatore ha la necessità di bloccare la corda sotto carico.

Nodo barcaiolo

Mezzo barcaiolo

Asola di bloccaggio

Nodi di giunzione

IMPORTANTE: per tutti i nodi di giunzione assicurarsi che i capi liberi che escono dal nodo siano lunghi almeno dieci centimetri!

Nodo di giunzione semplice

Il nodo di giunzione più elementare, detto anche nodo galleggiante, perché tende a “galleggiare” sulle asperità della roccia.
Viene usato per unire due corde da usare per una discesa in corda doppia. Semplicissimo da realizzare, è il nodo che ha le minori probabilità di incastrarsi nel passare uno spigolo durante il recupero della corda.

Nodo semplice

 

Nodo per fettuccia

Usato per chiudere anelli di fettuccia. Risulta essere l’unico nodo che dia garanzia di non allentarsi (e quindi sciogliersi) accidentalmente.
Per costruirlo si esegue un nodo normale con uno dei due capi senza stringerlo); con l’altra estremità si segue in senso inverso lo stesso percorso “ripassando” il nodo.

Nodo per fettuccia

Nodo inglese semplice

Nodo inglese semplice

Nodo inglese doppio

Nodo inglese doppio

Nodo doppio per kevlar

Nodo doppio per kevlar

Nodi autobloccanti

Nodo Marchand

Nodo autobloccante bidirezionale. Se caricato blocca lo scorrimento del cordino sulla corda.

Il diametro del cordino con cui si realizza il nodo deve essere inferiore al diametro della corda sulla quale il Marchand sarà posizionato.

Questo nodo si usa comunemente in svariate situazioni, come la risalita di una corda, o in manovre di soccorso. Principalmente si impiega però come autobloccante nella calata in corda doppia applicato ad un cordino in kevlar, materiale con altissimo punto di fusione e quindi adatto a subire sfregamenti con aumento della temperatura.

Nodo Marchand

Nodo Prusik Nodo autobloccante in entrambe le direzioni come il Machand. Rispetto al Marchand il Prusik funziona meglio in condizioni di corda bagnata o sporca di fango.

Il nodo prusik, se correttamente eseguito, ha la caratteristica di poter “scivolare” lungo la corda sulla quale è montato, fintanto che non venga sottoposto a forte trazione. Nel caso il nodo venga sottoposto a un carico (per esempio il corpo di un arrampicatore o alpinista che vi si appende), le sue spire si stringono e bloccano il nodo in posizione.

Anche per questo nodo il diametro del cordino deve essere inferiore a quello della corda.

Nodo Prusik