E voi, che cosa cercate?

Voglio qui segnalare questo libro, che mi ha molto colpito.
Il “Monte Analogo”, in apparenza un romanzo di avventure, tratta però argomenti profondi e l’autore fa uso di numerose metafore che inducono alla riflessione.

René Daumal, l’autore, nacque nelle Ardenne nel 1908.
Iniziò la stesura del Monte Analogo nel 1939 a Pelvoux, un villaggio alpino dove Daumal risedette per qualche tempo per curarsi da un’affezione polmonare, che lo accompagnerà fino alla morte, sopraggiunta a Parigi a soli 36 anni.

Nell’aprile 1944, gravemente ammalato di tubercolosi e oramai infermo (sarebbe morto il mese seguente), Daumal ricevette la visita dell’amico André Rolland de Renéville, al quale raccontò come intendeva finire il libro, che rimase incompiuto.

Copertina – Il Monte Analogo

II titolo del suo ultimo capitolo doveva essere: “E voi, che cosa cercate?”.

«Con la leggerezza propria del saggio, facendo uso nel racconto di storie, canzoni, deduzioni, miti e dimostrazioni, Daumal trasporta il lettore nel regno dell’analogia dove niente è vero ma tutto è veridico e ci porta a contemplare con occhi nuovi il nostro paesaggio interiore.»


Citazioni da: “Il Monte Analogo” di René Daumal (biblioteca Adelphi n° 19)

L’alpinismo è l’arte di percorrere le montagne affrontando i massimi pericoli con la massima prudenza.
Viene qui chiamata arte la realizzazione di un sapere in un’azione.

“ Tieni l’occhio fisso sulla via della cima, ma non dimenticare di guardare ai tuoi piedi.
L’ultimo passo dipende dal primo. Non credere d’essere arrivato solo perché scorgi la cima. Sorveglia i tuoi piedi, assicura il tuo prossimo passo, ma che questo non ti distragga dal fine più alto. Il primo passo dipende dall’ultimo”.

“Quando vai alla ventura, lascia qualche traccia del tuo passaggio, che ti guiderà al ritorno: una pietra messa sull’altra, dell’erba piegata da un colpo di bastone. Ma se arrivi a un punto insuperabile e pericoloso, pensa che la traccia che hai lasciato potrebbe confondere quelli che ti seguissero. Torna dunque sui tuoi passi e cancella la traccia del tuo passaggio. Questo si rivolge a chiunque voglia lasciare in questo mondo tracce del proprio passaggio. E anche senza volerlo, si lasciano sempre delle tracce. Rispondi delle tue tracce davanti ai tuoi simili.”

Non si può restare sempre sulle vette, bisogna ridiscendere… A che pro allora? Ecco: l’alto conosce il basso, il basso non conosce l’alto. Salendo devi prendere sempre nota delle difficoltà del tuo cammino; finché sali puoi vederle. Nella discesa, non le vedrai più, ma saprai che ci sono, se le avrai osservate bene.

“Si sale, si vede. Si ridiscende, non si vede più; ma si è visto. Esiste un’arte di dirigersi nelle regioni basse per mezzo del ricordo di quello che si è visto quando si era più in alto. Quando non è più possibile vedere, almeno è possibile sapere.”


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Enrico Maioni Mountain Guide Dolomiti

Enrico Maioni

Guida Alpina, nato e cresciuto a Cortina d’Ampezzo, con un ampia conoscenza delle Dolomiti e anni di esperienza in montagna.
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