Le vipere sono gli unici serpenti velenosi esistenti in Italia.
Le cinque specie presenti sono distribuite in tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna, dove non sono presenti serpenti velenosi.
Vipera Aspis (aspide)
È diffusa sulle Alpi e sugli Appennini, il suo areale preferito è costituito da luoghi caldi e asciutti, ha un’ indole mite e solitamente fugge se molestata.

Vipera Berus, o marasso palustre
Diffusa in montagna, presente nel Nord Italia, è piuttosto aggressiva. La si può trovare anche in acqua. Se viene provocata attacca facilmente.
Vipera Ammodytes o vipera del corno
Presente soprattutto nel nord-est dell’Italia (DOLOMITI incluse). Facilmente riconoscibile per la presenza di un piccolo corno sulla punta del muso. Predilige un habitat costituito da zone aride, pendii e pietraie. È poco aggressiva, ma il suo veleno è il più pericoloso fra le specie presenti in Italia.
Vipera Ursinii, o vipera dell’Orsini
Presente nell’Appennino Abruzzese ed Umbro-Marchigiano, in particolare sul Gran Sasso. Di dimensioni piuttosto piccole è la meno pericolosa.
Vipera dei Walser
La vipera walser appartiene alla famiglia Viperidae, ed è diffusa in Italia nelle Alpi occidentali, nella zona di Biella e nell’alta Valsesia.
La vipera comune (Vipera aspis)
È un rettile diffuso quasi esclusivamente in collina e in montagna.
Caratteri distintivi della vipera comune: lunghezza degli adulti solitamente inferiore agli 80 cm e comunque sempre ampiamente al di sotto del metro; i giovani, che misurano alla nascita intorno ai 20 cm, hanno una colorazione simile a quella degli adulti.
Altri tratti caratteristici della vipera comune sono il capo triangolare, ben distinto dal collo, muso squadrato con apice rivolto in alto, pupille verticali, squame del capo piccole; corpo massiccio, coda corta. Postura e movenze possono aiutare il riconoscimento a distanza: le vipere tengono spesso il corpo ripiegato a S e fuggono con andatura lenta, senza farsi troppo notare.
Le vipere vivono di preferenza nelle zone ben assolate e ricche di vegetazione (boscaglie, arbusteti, zone rocciose, pietraie). In estate, nelle ore più calde, stanno al riparo tra la vegetazione, mentre sono più attive al mattino e di sera. Con temperature più fresche (primavera, autunno) si espongono più a lungo al sole. In questi periodi è più elevato il rischio di un incontro ravvicinato, in quanto le vipere sono più lente e non sempre si allontanano spontaneamente.
Le vipere italiane appartengono alla famiglia dei Viperidi ed al genere Vipera, caratteristico dell’ Europa, del Nord-Africa, del Medio Oriente.
La Vipera Aspis o Vipera comune è presente dalle aree pianeggianti coperte da alberi fino ad oltre 2500 m di quota, un po’ in tutti gli ambienti.
La vita a grandi quote delle vipere è possibile in quanto si tratta di animali ovovivipari: le uova non vengono deposte nel suolo ma trattenute nel ventre materno fino alla schiusa; la madre, esponendosi al sole, mantiene le uova a temperature convenienti, molto maggiori di quelle medie a queste quote, permettendone lo sviluppo.
Non è un caso che i pochi rettili che vivono in quota siano prevalentemente ovovivipari. La vipera è un animale schivo, molto legato al territorio. Inizia l’attività da marzo, quando i maschi vagano alla ricerca di una compagna. In questo periodo, essi sono meno accorti ed è più facile incontrarli.
Passato il periodo degli accoppiamenti, le vipere si spostano poco e cacciano piccoli mammiferi, più raramente piccoli uccelli. Quando la preda giunge a tiro, il serpente la morde e la lascia andare.
La vittima cerca allora di allontanarsi, ma ben presto soccombe all’azione del veleno.
Nel frattempo la vipera ha iniziato a seguire la scia odorosa lasciata sul terreno dalla preda, e la segue con precisione grazie alla lingua che capta le particelle odorose e le porta a contatto con l’organo, situato sul palato, specializzato nella ricezione degli odori (motivo per cui i serpenti hanno la lingua biforcuta e molto mobile).
In breve il serpente raggiunge la preda ormai morta e la ingerisce intera partendo dalla testa, poi si reca in luogo riparato dove inizia la lenta digestione.
La Vipera Aspis è diffusa solo in Francia, Svizzera e Italia. Nel nostro Paese sono presenti 3 sottospecie: sulle Alpi è diffusa la Vipera Aspis Atra, che presenta una colorazione quanto mai varia, che va dal nero al beige al rosso mattone, il più delle volte con disegni dorsali scuri molto evidenti.
L’areale (territorio in cui vive e si riproduce spontaneamente una determinata specie) delle vipere è costituito da prati, zone collinari, e boschi estendendosi fino al limite delle praterie in quota. Non va dimenticato che la vipera è un animale a sangue freddo per cui difficilmente la troveremo durante le stagioni fredde; tende a svernare in ibernazione, solitaria o in gruppo a seconda della specie.
Alcune specie, pur non percorrendo lunghe distanze, tendono a migrare a quote più basse durante la stagione invernale.
Una prima osservazione interessante per l’escursionista è che possiamo ritrovarla su pietraie, cumuli di pietre o mucchi d’erba nelle ore mattutine, al sorgere del sole, in quanto, essendo proprio un animale a sangue freddo, per riscaldarsi cercherà i primi raggi del sole.
È proprio in quel momento che la vipera, essendo più lenta nei movimenti, sarà più in pericolo e piuttosto che scappare tenderà a difendersi con il fatidico morso.
La vipera, come qualsiasi altro essere vivente, necessita, per quanto minima, di una certa quantità d’acqua per bere per cui difficilmente la troveremo in zone troppo aride. Solitamente la ritroviamo vicino a ruscelli, pozze d’acqua, incavi della roccia dove si possono accumulare costantemente piccole quantità d’acqua.
La vipera dal corno
La vipera dal corno (Vipera ammodytes) deve il suo nome comune deriva da un’appendice carnosa posta sulla punta del muso.
La vipera dal corno può raggiungere i 90 cm di lunghezza ed eccezionalmente superare il metro. La colorazione può variare dal marrone al grigio. Lungo il dorso corre un disegno di colore più scuro somigliante a una linea a zigzag o una serie di rombi uniti. Le forme melaniche sono rare.
Caratteristica di questa specie è il “corno” posto sulla punta del muso.
La vipera dal corno è la più pericolosa vipera italiana per l’uomo anche se l’animale è timido, tendente alla fuga in presenza di pericoli.
La vipera del corno è presente in una fascia a nord-est dell’Italia, nell’Austria meridionale, in Romania, in Bulgaria, nell’area dalla penisola balcanica alla Grecia, nella Turchia occidentale.
Riproduzione
La vipera dal corno è ovovivipara. Le femmine si accoppiano ogni due anni, tra aprile e maggio. Le nascite avvengono tra agosto e settembre e le vipere appena nate misurano tra i 15 e i 20 cm.
Curiosità e leggende
Parti del corpo della vipera dal corno nel folclore hanno il potere di proteggere dai mali. In Alto Adige si tratta delle vertebre conservate sotto forma di rosario, nella Venezia Giulia dell’uso di mettere sotto grappa le teste recise.
Nella ex Jugoslavia, la Vipera ammodytes è chiamata poskok (“saltatore”) perché le si attribuisce la capacità di compiere balzi. È falso che le vipere siano in grado di fare dei balzi, sono invece animali che cacciano con l’agguato e si spostano solo se è strettamente necessario.
Un’altra bufala è che la vipera partorisca sugli alberi. In realtà il parto avviene al suolo e non sugli alberi, in quanto questo rettile (a differenza dei Colubri) non sale sugli alberi a causa della conformità della propria coda (corta e tozza non permette l’ arrampicata).
Il morso della vipera
Il morso di vipera è un argomento spesso dibattuto; fortunatamente quello che generalmente si crede riguardo a questo argomento non sempre corrisponde a realtà, sia per ciò che riguarda l’incidenza dei casi di morte per morso di vipera, sia per ciò che riguarda le abitudini di questi rettili. Le statistiche affermano che nella maggior parte dei Paesi Europei si verifica un decesso a causa del morso di vipera in media ogni 1-5 anni: un numero piuttosto basso quindi rispetto alla totalità degli individui morsi.
Ciononostante esiste ancora, nei confronti delle vipere, una paura non proporzionale all’effettivo pericolo che esse rappresentano.
Distinguere le vipere da altri serpenti non velenosi
La TESTA della vipera è più SCHIACCIATA e vista dall’alto è più larga di quella dei serpenti non velenosi, con una forma quasi triangolare.
L’OCCHIO della vipera presenta una PUPILLA VERTICALE a forma di fuso come quella dei gatti, al contrario degli altri serpenti che l’hanno circolare.
La testa è poi ricoperta da scaglie di piccole dimensioni mentre quelle dei serpenti non velenosi sono sempre ampie e piuttosto evidenti.
È intuitivo che questi segni sono facili da osservare solo se il serpente viene catturato; quando, invece, come frequentemente capita, viene intravisto soltanto mentre si allontana rapidamente, l’unica caratteristica che salta all’occhio è la forma del corpo.
Nella vipera è piuttosto tozzo e la CODA, pur terminando a punta, è BREVE, tanto che ci sono pochi centimetri fra la parte del corpo col massimo diametro e quella con diametro minimo della punta. I serpenti non velenosi hanno, al contrario, una forma più allungata ed affusolata con una diminuzione del diametro del corpo dalla testa verso la coda molto più graduale e ben visibile.
Altra differenza sostanziale si può osservare nel segno lasciato dal MORSO SULLA CUTE (nel caso capitasse di venire morsi ma senza esser riusciti a vedere bene come fosse il rettile): nel caso di morso di vipera sono evidenti DUE PUNTI ROSSI PIÙ GRANDI DEGLI ALTRI, distanziati fra loro circa di 1 centimetro. Sono dovuti alla presenza dei denti veleniferi, assenti ovviamente nei serpenti non velenosi, il cui morso è caratterizzato da una fila di piccoli puntini tutti della stessa dimensione. Attenzione anche se nel morso si osserva la presenza di un solo unico punto più grande degli altri: è possibile che la vipera abbia perso uno dei due denti veleniferi.
Sintomi
Oltre ai segni lasciati dai denti, il morso della vipera provoca arrossamento, gonfiore, formicolio, dolore, cianosi (colore bluastro della cute) che nei primissimi minuti sono localizzati nella zona circostante il morso stesso, ma che rapidamente si espandono verso la periferia. Nell’arco di un’ora iniziano a comparire anche gli effetti sistemici, rappresentati da nausea, vomito (a volte con sangue), dolori muscolari, diarrea, collasso cardiocircolatorio, shock con perdita di coscienza.
Primo soccorso
Se il primo soccorso è svolto con diligenza, rapidità e molta attenzione è relativamente difficile che il morso di vipera si riveli effettivamente mortale. La gravità del morso dipende da diversi fattori: età della persona colpita ( bambini ed anziani sono più sensibili); peso corporeo; condizioni generali di salute; sede e profondità del morso (il grasso sottocutaneo rallenta la diffusione del veleno); quantità del veleno iniettata, dipendente a sua volta dallo stato di pienezza delle ghiandole velenifere e dalle dimensioni della vipera. La quantità di veleno mortale per un uomo adulto ed in buono stato di salute è circa il doppio della dose media iniettata con il morso!
COSA FARE in caso di morso di vipera?
- La prima cosa da fare in assoluto è mantenere, in modo tale da non agitare ulteriormente l’infortunato e da compiere tutte le manovre di primo soccorso con la dovuta attenzione. Deve essere evitato nella maniera più assoluta, se possibile, qualsiasi movimento dell’infortunato, che non farebbe altro che velocizzare la distribuzione del veleno nell’organismo: l’infortunato deve essere sdraiato e mantenuto tranquillo.
- La zona del morso va lavata con acqua e sapone e poi disinfettata con sostanze che non contengano alcool, perché il veleno della vipera a contatto con alcool forma composti tossici.
- Se il morso è localizzato nell’arto superiore, sfilare subito anelli e bracciali o orologi prima della comparsa del gonfiore.
- Si possono somministrare all’infortunato bevande eccitanti come the o caffè lungo che contiene più caffeina perché aiutano ad evitare un pericoloso calo pressorio.
- Indispensabile è il trasporto dell’infortunato al posto più vicino di pronto soccorso. Ricordo che il ferito deve muoversi il meno possibile!
Morso arti inferiori (gambe)
Applicare una benda larga almeno 10 cm. e lunga circa 10 metri (lo so, difficilmente si porta con se una benda di tali dimensioni…), tirando ed esercitando una discreta compressione. Tale bendaggio va esteso il più alto possibile e comunque anche al di sotto del punto morsicato. Il bendaggio non deve essere troppo stretto: il suo scopo è quello di rallentare la circolazione linfatica (che veicola il veleno) e non quella sanguigna.
Per effettuare, infine, una buona immobilizzazione dell’arto, va applicata e congruamente fissata, una stecca rigida. Se queste due operazioni sono state correttamente eseguite, la compressione così esercitata non risulterà fastidiosa per l’infortunato e soprattutto potrà essere mantenuta in sede per diverse ore. In ogni caso NON DOVRÀ ESSERE RIMOSSA fino a che il paziente non sia giunto al più vicino posto di pronto soccorso ospedaliero.
Morso arti superiori (braccia)
Effettuare un bendaggio compressivo ( benda alta 7 cm e lunga 6 metri), partendo dalla punta della dita della mano, arrivando fino al gomito (purché non impedisca la circolazione arteriosa: il polso deve essere percettibile); se si desidera comunque un margine di sicurezza superiore o se il morso è in prossimità o addirittura al di sopra del gomito, allora è necessario e consigliabile fasciare l’intero braccio fino alla spalla. Si procederà, quindi, come per l’arto inferiore, alla completa immobilizzazione con una stecca, bloccando il braccio al tronco.
Morso al tronco, al collo, alla testa
Anche in questo caso (peraltro fortunatamente molto meno frequente) si cerca di ottenere un ritardo della diffusione del veleno. È consigliabile applicare un tampone rigido sopra la zona morsicata, tenendolo compresso con un cerotto elastico adesivo. Trasportare la persona colpita possibilmente senza farla camminare e nel più breve tempo possibile al più vicino posto di Pronto Soccorso.
COSA NON FARE in caso di morso di vipera?
- Evitare di applicare il laccio emostatico; il laccio rallenta o blocca il deflusso venoso creando una indesiderata stasi venosa, mentre non blocca il flusso linfatico, responsabile della diffusione del veleno.
- Assolutamente non succhiare il sangue dalla ferita con la bocca in quanto è facilissimo che il soccorritore assuma a sua volta del veleno attraverso microferite in bocca che spesso non sappiamo nemmeno di avere ed in secondo luogo per rispettare le più banali norme di igiene in quanto il sangue di altra persona direttamente in bocca è grosso veicolo di trasmissione di qualsiasi tipo di malattia anche se il ferito ne sia portatore sano come ad esempio l’Epatite B oppure l’Aids o Hiv 3. Deve, piuttosto, essere usata a questo riguardo una pompetta aspiraveleno in vendita in farmacia. Ne esistono di vari tipi ma in generale ha l’aspetto di una grossa siringa ad un capo della quale, al posto dell’ago, ha una parte allargata che si appoggerà alla parte lesa e dall’altra ha uno stantuffo il quale tramite una molla o ad un meccanismo a vite produce il vuoto riuscendo ad aspirare il sangue dai fori dei denti in maniera totalmente indolore: è opportuno aspirare il prima possibile alcuni millilitri dalla zona del morso.
- Evitare procedure di aspirazione o rimozione meccanica del veleno (suzioni, incisioni); non ne è dimostrata l’ efficacia e si possono causare ulteriori danni.
- Non devono essere somministrate bevande alcooliche come grappa o birra o vino in quanto, com’è noto, l’alcool è un vasodilatatore favorendo così l’abbassamento della pressione arteriosa.
- Per quanto riguarda l’impiego del siero antiofidico è meglio evitarne l’uso e questo per diversi motivi. Anzitutto il siero deve essere assolutamente conservato ad una temperatura costantemente bassa che vada tra i 2° e i 6° Celsius, poiché a temperature più elevate anche di pochi gradi perde la sua efficacia, fino a diventare addirittura potenzialmente tossico. In secondo luogo può provocare una reazione allergica più grave e più difficile da gestire e da controllare del problema del morso di vipera stesso (è noto che molti decessi siano determinati da reazioni anafilattiche al siero antiofidico).
Prevenire il morso della vipera
- Indossare calzature alte oppure calzettoni di lana pesante: le vipere più piccole difficilmente riusciranno a mordere efficacemente e comunque il morso non conterrà una dose eccessiva di veleno.
- Camminare con passo cadenzato e pesante battendo le erbe e le pietre con un bastone: le vipere hanno un udito poco sviluppato, ma sono invece più sensibili al movimento.
- Non raccogliere istintivamente ogni cosa da terra: prima di cogliere qualsiasi cosa, smuovere le erbe e le pietre con un bastone per allontanare ogni possibile minaccia.
- Ispezionare attentamente il luogo in cui ci si desidera sedere.
- Non appoggiarsi su tronchi ricoperti di foglie, su pagliai e su fascine di legna.
- Non mettere le mani sotto rocce, sassi o dentro le fessure del terreno.
- Prestare attenzione quando ci si disseta ad una fonte e quando si cammina su una pietraia.
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