Spedizione al Monte Everest
A breve partiranno dall’Italia alcuni miei amici alpinisti che intendono raggiungere la cima dell’ Everest percorrendo la storica via della prima salita, la cresta sud–est. La spedizione, che avrà una durata di oltre due mesi, vedrà impegnati i “nostri” alpinisti sulla montagna in concomitanza con i Giochi Olimpici di Pechino 2008, durante i quali la Cina, porterà la fiaccola olimpica in vetta al Monte Everest.
Il Monte Everest dunque, se mai ce ne fosse bisogno, sarà doppiamente sotto i riflettori in tutto il mondo non solo per essere la montagna più alta ma per essere anche il teatro privilegiato del maggiore exploit che la Cina dedicherà alla celebrazione dei Giochi Olimpici di Pechino 2008.
Su questa pagina potete leggere molte interessanti notizie su questa mitica montagna, notizie gentilmente concesse da Marco Sala, uno dei tre alpinisti impegnati nella spedizione.
Prima di inoltrarvi nella lettura, vi invito assieme a me ad augurare ai nostri amici buona fortuna affinché tutto vada per il meglio: in bocca al lupo!
Curriculum degli alpinisti
Marco Sala

Quarantatre anni, sposato, ha due figli, Giulia e Luca. Dopo la laurea in Lettere moderne la passione per la montagna lo ha visto impegnato nella gestione del Rifugio Passo Staulanza alle falde del Monte Pelmo nelle Dolomiti.Spirito poliedrico, alpinista, pilota brevettato di volo libero, giornalista pubblicista, ha pubblicato un libro di storia del suo paese – Borca di Cadore – ma ormai è la montagna a occupare gran parte dei suoi pensieri.
Amante dell’avventura, soprattutto nel Grande Nord, ha svolto spedizioni in Alaska, in Norvegia, nell’arcipelago artico delle isole Svalbard dove ha salito cinque vette senza nome, in Nepal, Tibet e nell’Himalaya del Karakorum in Pakistan.
Fa parte del prestigioso “Gruppo Rocciatori Caprioli” di San Vito di Cadore.
Attività generale
Numerose esperienze di roccia e sci alpinismo in Dolomiti e nelle Alpi.
Valente interprete della sciata a telemark ha ripercorso con questa tecnica numerosi itinerari in Dolomiti.
Pilota brevettato di volo libero ha effettuato oltre 300 voli in parapendio nell’arco alpino raggiungendo in più occasioni quote considerevoli vicine ai 4.000 m. s.l.m.
1994 aprile-maggio: Nepal orientale, trekking nella zona del Solu Kumbu con raggiungimento delle vette dell’Imja Tse (6.189 m.), del Pokalde (5.745 m.) e del Lobuche Peak (5.700 m.)
1994 aprile-maggio: Nepal orientale, discesa in rafting del Sunkosi river.
1995 ottobre-novembre: Nepal occidentale, periplo dei quattro Annapurna.
1997 aprile-maggio: California e Nevada arrampicate e attraversate in backpacking nello Yosemite e Sequoia National Park.
1998 aprile-maggio: Alaska, Mount Bona (5.005 m.) – Wrangell St. Elias National Preserve, nuova via da nord con raggiungimento della vetta e prima traversata parete nord/sud.
1999 febbraio: prima discesa con gli sci della parete nord di Cima Undici (3.015 m.) Dolomiti di Sesto.
1999 aprile-maggio: Alaska, Mount Blakburn (5.002 m.) – Wrangell St. Elias National Preserve, tentativo alla spalla nord-est.
2000 aprile-maggio: Arcipelago artico delle isole Svalbard (Norge), spedizione esplorativa nella catena dell’ Atomfjella (80?nord) con salita di cinque vette inviolate.
2001 maggio: Alaska, vetta del Mount McKinley (6.200 m.) – Alaska Range, via West Buttres.
2001 maggio: Alaska, spedizione in Kayak alla Blackstone Bay e alla Cochrane Bay, nel Golfo dell’Alaska (Prince William Sound).
2002 aprile-maggio: Tibet, vetta del Cho Oyu (8.201 m.), sesta maggiore elevazione del mondo, cresta nord-ovest senza portatori e senza l’uso di ossigeno.
2004 giugno-luglio-agosto: Pakistan, K2 (8.611 m.), seconda elevazione del mondo, sperone Abruzzi, raggiunta la spalla a 7.450 m.
2006 aprile-maggio: Nepal, vetta del Makalu II (7.780 m.), cresta nord-ovest.
2007 aprile-maggio: Tibet, vetta dello Shisha Pangma, raggiunta la Central summit (8.027 m.), cresta nord-ovest senza portatori e senza l’uso di ossigeno.
2007 novembre: Africa, Tanzania, vetta del Kilimanjaro (5.895 m.), via Machame.
Cristian Corazza

Nato nel 1972 vive da sempre in Val di Zoldo, è Guida Alpina e Maestro d’alpinismo dal 2000.
Tecnico di Elisoccorso dal 1998.
Attività generale:
Numerose vie di roccia e ghiaccio nel gruppo del Monte Bianco.
Numerose vie di roccia nelle Dolomiti, tra cui il diedro Filip-Flamm, la Solleder-Lattembauer, il diedro Livanos, la via Aste, la Via Andrich, la via Carlesso, la Cassin alla parete nord ovest della Civetta.
La via Comici, la Hasse-Brandler alle Tre Cime di Lavaredo.
Numerose ripetizioni invernali tra cui la prima ripetizione invernale della via Casara al Pelmetto.
Diverse discese di ripido quali Civetta lungo la via normale, Pelmo, Pramper, Cima su Alto, Busazza.
Esperienze extraeuropee:
Vetta dell’Aconcagua 7.000 m. (Argentina)
Vetta del Kilimanjaro 5.895 m. (Tanzania)
Vetta del Mount Kenia (Kenia)
Vetta dell’Elbrus (Russia)
Vetta del Toubkal (Marocco)
Tentativo di salita al Fiz Roy (Cile) Patagonia
Renato Sottsass

Nato a Cortina d’Ampezzo 41 anni fa, artigiano, da sempre grande appassionato di montagna.
Atleta con numerose gare di scialpinismo, quali “Trofeo Mezzalama”, “Pierra Menta”, e sky-running in Italia ed all’estero .
Tecnico del Soccorso Alpino di Cortina d’Ampezzo, è anche membro del prestigioso gruppo “Scoiattoli di Cortina“.
Oltre alle varie vie in arrampicata sulle cime di casa, la passione per la neve lo ha visto salire molte pareti e cascate di ghiaccio in gran parte dell’arco alpino.
Nelle Alpi ha salito innumerevoli vette, sia durante la stagione estiva che in condizioni invernali, come il Cervino, il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Pizzo Bernina.
Attività extraeuropea:
Norvegia: traversata scialpinistica della regione Ryfylke-Setesdalsheiene, in 18 giorni con il solo supporto di tenda e bivacchi invernali.
Norvegia: traversata scialpinistica sud-nord della penisola di Lynghen, in 16 giorni con il solo supporto della tenda.
Svezia: traversata scialpinistica del Parco Naturale del Sarek con salita alla cima principale, in 18 giorni con l’uso di tenda e slitte.
Scozia: cascate di ghiaccio sul Monte Ben Nevis.
Marocco: Alto Atlante, vetta Monte Toubkal con gli sci d’ alpinismo.
Argentina: tentativo alla vetta dell’Aconcagua.
Alaska: nel 2000, il tentativo di salita al Mount BlakBurn, nella regione Wrangler-St. Elias.
Alaska: nel 2001, vetta del Mount M Kinley (m. 6.200) in stile alpino.
Alaska: nel 2001, spedizione in Kayak alla Blackstone Bay e alla Cochrane Bay, nel Golfo dell’Alaska (Prince William Sound).
Tibet: nel 2002, vetta del Cho Oyu (m. 8201) in stile alpino, senza ossigeno e senza portatori d’alta quota.
Pakistan: nel 2004, raggiunto la cima del K2 (m. 8.611), come componente della spedizione organizzata dagli Scoiattoli di Cortina.
Perù: nel 2006 salita di alcune cime della Cordillera Blanca con tentativo alla vetta del Huascaran.
Tibet: nel 2007, vetta del Shisha Pangma, raggiunta la Central Summit di 8.027m. in stile alpino, senza ossigeno e senza portatori d’alta quota.
Monte Everest – Cresta sud/est
È questa la via storica della prima salita, la più percorsa di tutta la montagna ed una delle più importanti e famose vie del mondo. La conquista dell’Everest,la vetta più alta della terra, avvenuta il 29 maggio 1953 durante la spedizione britannica che aveva come capospedizione il generale H.C. J.Hunt, lanciò Edmund Hillary e Tenzing Norgay nel firmamento dell’alpinismo mondiale, rendendoli famosi in tutto il mondo. Seconda montagna oltre gli ottomila metri ad essere scalata dopo l’Annapurna, il Monte Everest attira ogni anno centinaia di alpinisti.
La salita presenta diversi passaggi impegnativi e pericolosi come l’Icefall nella parte bassa – peraltro sempre attrezzata con scalette e corde dagli sherpa – ed il famoso Hillary Step, un breve passaggio roccioso/misto poco prima della vetta. Nel complesso si tratta di una salita lunga e molto faticosa, non solo per lo sviluppo della via ma per il fatto che si svolge ad altissima quota e quindi va affrontata con tutta la preparazione tecnica e fisica richiesta da una montagna himalayana. L’avvicinamento, bello e rilassante lungo la Valle del Khumbu, consente un buon acclimatamento.Il nostro stile sarà quello che ha contraddistinto le precedenti nostre salite himalayane: tre amici senza l’aiuto di portatori d’alta quota e con esigui mezzi tecnico – logistici tenteranno di spingersi il più in alto possibile lungo l’imponente cresta sud-est cercando di toccare il punto più alto di tutto il pianeta terra. Una spedizione leggera che seguirà la cresta nord-est lungo il versante tibetano.
Per il grande pubblico, quello da confondere con notizie sensazionali studiate ad arte per placare gli sponsor, l’Everest è semplicemente una montagna difficile da scalare e poco trapela sui dettagli, che sono lasciati volutamente nell’ombra per alimentare sempre nuovi affari. Ma ci sono tanti Everest, ciascuno diverso dagli altri, almeno quanti sono gli alpinisti che salgono. Si può tentare da una via piuttosto che da un’altra, con o senza portatori, con o senza ossigeno, senza usare le corde fisse o appoggiandosi a una spedizione commerciale/nazionale, con mezzi praticamente illimitati.
In molti sono disposti a pagare parecchie decine di migliaia di euro per tentare la salita con ogni aiuto possibile.
Questo certamente non sarà il nostro approccio alla montagna che tenteremo di salire con un etica il più possibile pulita.
Parimenti, non intendiamo annunciare a priori che non faremo uso dell’ossigeno, Il Monte Everest è alto quasi 9.000 m.! Nella parte sommitale ci riserveremo di usarlo se sarà in pericolo la nostra vita.
Il Monte Everest è la più alta vetta della Terra. È situato nella catena dell’Himalaya, al confine tra il Tibet e il Nepal.
Il monte è chiamato Chomolangma (madre dell’universo) in tibetano. Il nome nepalese è Sagaramâthâ (in Sanscrito “dio del cielo”), ideato dallo storico nepalese Baburam Acharya e adottato ufficialmente dal governo del Nepal all’inizio degli anni Sessanta. Nel 1852 venne chiamato “Cima XV”.
Il nome comunemente usato oggi fu introdotto nel 1865 dall’inglese Andrew Waugh, governatore generale dell’India, in onore di Sir George Everest, che al servizio della corona britannica lavorò per molti anni come responsabile dei geografi britannici in India.
Altezza del Monte Everest
Dal 1850 al 1954 l’altezza si calcolava in 8840 metri, poi esperti dell’India proposero un’altezza di 8847 metri, con variazioni di tre metri a causa neve. Tecnici cinesi nel 1975 stabilirono un’altezza di 8848 metri. Nel 1993 il CNR italiano suggerì un’altezza di 8846 metri. La misurazione fatta da satellite nel 2002 aveva dato un valore di 8.850 m s.l.m., valore utilizzato da allora su tutte le pubblicazioni e carte geografiche della National Geographic Society, ma gli ultimi rilevamenti effettuati hanno rivisto al ribasso questa misura e hanno fissato l’altezza della montagna a 8.844,43 m s.l.m.
I nuovi rilevamenti sono stati effettuati con l’impiego di onde radio, che ammettono un margine di errore massimo di 21 cm e hanno fornito dati anche sulla storia della montagna che, 13 milioni di anni fa, misurava approssimativamente 12.000 metri.
Alpinismo sull’Everest
La cima fu raggiunta per la prima volta il 29 maggio 1953 dal Neozelandese Sir Edmund Hillary e dallo Sherpa Tenzing Norgay che lo scalarono dalla parete sud. Giunti sulla cima, in segno di ringraziamento, Hillary pose nella neve una croce mentre lo Sherpa Tenzing biscotti e cioccolato. Non è stato appurato se George Mallory, che ebbe un incidente mortale nella scalata del 1924, raggiunse la cima prima di morire. L’8 maggio 197 Reinhold Messner e Peter Habeler raggiunsero per primi la cima senza l’ausilio di ossigeno.
A partire dagli anni ottanta è scoppiata una sorta di moda della scalata dell’Everest. Il numero di alpinisti che conquistano la cima è aumentato sensibilmente. Lo svantaggio di questa massificazione della scalata dell’Everest è l’inquinamento ambientale da campi base. È anche proporzionalmente aumentato il numero di incidenti spesso mortali.
Il Monte Everest ha due percorsi di ascesa: la parete sud alla quale si accede dal Nepal e la parete nord alla quale si accede dal Tibet. Il percorso da sud è quello più utilizzato. Fu il percorso scelto da Hillary e Norgay nel 1953; ai tempi la scelta fu obbligata in quanto la frontiera tibetana era chiusa.
Le ascese vengono effettuate nel periodo primaverile prima dell’inizio del monsone estivo. In questo periodo si verifica anche una modifica della corrente a getto che provoca una riduzione della velocità media del vento in alta montagna. A volte vengono fatti dei tentativi di scalata nel periodo successivo al monsone estivo ma la presenza di neve rappresenta un ostacolo notevole.
La parete sud del Monte Everest
Le spedizioni che pianificano un’ascesa della parete sud solitamente atterrano a Lukla (2.860 m) provenienti da Kathmandu e poi marciano fino al campo base che si trova in Nepal sul versante sud dell’Everest a quota 5.380 m. Il tempo di marcia varia dai sei agli otto giorni, necessari per acclimatarsi di modo da evitare il mal di montagna.
Le attrezzature e i rifornimenti sono trasportati dagli yak e dai portatori fino al campo base sul ghiacciaio del Khumbu. Gli alpinisti trascorrono un paio di settimane al campo base per acclimatarsi all’altitudine. Durante questo periodo gli sherpa e gli alpinisti della spedizione installano le corde e le scale nel pericoloso ghiacciaio del Khumbu. Seracchi e blocchi di ghiaccio mobili lo rendono uno dei tratti più pericolosi dell’intera ascesa: molti alpinisti e sherpa, infatti, vi hanno perso la vita. Per ridurre il rischio, gli alpinisti di solito cominciano la loro ascesa prima dell’alba. Una volta che la luce solare raggiunge il ghiacciaio, il pericolo aumenta notevolmente. Sopra il ghiacciaio si trova il campo I, detto anche advanced base camp (ABC), a quota 6.065 m.
Dal campo I, gli alpinisti salgono sulla Western cwm fino alla base del Lhotse dove si trova il campo II a 6.500 m. Il Western Cwm è una valle glaciale relativamente piana con una pendenza molto dolce, contrassegnata da enormi crepacci nel centro che impediscono l’accesso alle quote più elevate del Cwm. Gli alpinisti sono quindi costretti ad attraversare un piccolo passaggio conosciuto come “l’angolo di Nuptse” che si trova all’estrema destra vicino alla base del Nuptse. Il Western Cwm inoltre è denominato “la valle del silenzio” in quanto la topografia della vallata impedisce ai venti di raggiungere l’itinerario dell’arrampicata rendendo, soprattutto nelle giornate serene, il passaggio nel Cwm molto caldo e faticoso.
Dal campo II gli alpinisti salgono la parete del Lhotse con corde fisse fino a una sporgenza a quota 7.470 m. chiamata “Sperone dei Ginevrini”. Da qui sono altri 500 metri fino al campo IV situato sul colle Sud. Qui si entra nella cosiddetta death zone (zona della morte), la zona in cui la rarefazione dell’ossigeno provoca ipossia. Gli alpinisti hanno al massimo due/tre giorni per tentare di raggiungere la cima. Le condizioni meteorologiche sono un fattore determinante, il cielo sereno e i venti moderati sono importantissimi per tentare la scalata. Se la scalata non è possibile è spesso necessario tornare fino al campo base.Dal campo IV le scalate partono intorno a mezzanotte con la speranza di raggiungere la cima (1.000 metri più in alto) entro 12/15 ore. La prima tappa è il “balcone” a quota 8.400 m., un piccolo pianoro dove si arriva intorno all’alba. I passaggi successivi sono una serie di gradini (tre step) con neve alta e forte rischio valanghe, una pericolosa cornice con uno stretto passaggio molto esposto e un’imponente parete di roccia chiamata “Hillary Step” a quota 8.760 m. Hillary e Norgay furono i primi a salire da questa parte con attrezzature primitive senza corda fissa. Superato il gradino è relativamente semplice giungere in cima. La discesa per tornare al campo IV deve essere immediata per evitare di incorrere nel maltempo tipico delle ore pomeridiane, perciò la maggior parte degli alpinisti resta sulla vetta solo pochi minuti.
Statistiche di alpinismo sul Monte Everest
Al 2010 risultano 5105 le persone che sono riuscite a raggiungere con successo la vetta dell’Everest, e 219 quelle che vi hanno perso la vita.
* 1921 La prima spedizione britannica esplora la salita del ghiacciaio Rongbuk.
* 1922 Sette Sherpa perdono la vita sotto una valanga, sono i primi morti durante una salita.
* 1922 La seconda spedizione britannica raggiunge quota 8.321 m.
* 1924 La terza spedizione britannica raggiunge gli 8.500 metri. Il 6 giugno, George Mallory e Andrew Irvine tentano la scalata per la vetta ma risultano dispersi dopo un brusco calo di visibilità. Testimoni oculari dichiarano di averli visti vicino alla cima.
* 1933 Lady Houston finanzia una formazione di aerei per il sorvolo della vetta.
* 1934 Maurice Wilson (Regno Unito) muore in un tentativo di scalata solitaria.
* 1950 Il Nepal apre le frontiere agli stranieri.
* 1952 Una spedizione svizzera alla quale si aggrega lo sherpa Tenzing Norgay abbandona il tentativo a circa 200 metri dalla vetta del Monte Everest.
* 1953 La cima è raggiunta alle 11.30 del 29 maggio dal neozelandese Sir Edmund Hillary e dallo sherpa Tenzing Norgay dal Nepal scalando il colle sud.
* 1960 Il 25 maggio, una spedizione cinese raggiunge la vetta passando dalla parete nord.
* 1963 Primo attraversamento fatto da una spedizione statunitense che sale da ovest e scende da sud ovest.
* 1965 Il 10 maggio lo sherpa Nawang Gombu diventa la prima persona ad aver scalato la vetta per due volte.
* 1973 prima spedizione italiana diretta da Guido Monzino.
* 1974 Yuichiro Miura (Giappone) Prima discesa in sci.
* 1975 Il 16 maggio, Junko Tabei dal Giappone è la prima donna sulla vetta.
* 1975 Il 27 maggio, una donna tibetana, Phantog, diviene la prima donna a raggiungere la vetta dalla parte del Tibet.
* 1978 Reinhold Messner (Italia) e Peter Habeler (Austria) raggiungono la vetta senza l’uso di ossigeno.
* 1980 Prima spedizione invernale da parte di un team polacco.
* 1980 Reinhold Messner (Italia) è il primo uomo a scalare la vetta in solitaria e senza ossigeno.
* 1988 Jean-Marc Boivin (Francia) scende dalla vetta con il parapendio.
* 1993 90 alpinisti scalano la vetta in autunno, comincia così lo sfruttamento turistico della scalata del Monte Everest e l’avvio delle spedizioni commerciali.
* 1993 Ramon Blanco (Spagna) è la persona più anziana ad aver mai raggiunto la vetta. Ha 60 anni. (record battuto però nel 2001).
* 1996 Hans Kammerlandr (Italia), scala la parete nord in 16 ore e 45 minuti e scende con gli sci.
* 1996 Göran Kropp (Svezia) diventa la prima persona a raggiungere l’Everest partendo dalla sua casa in Svezia in bicicletta, riuscirà a scalarlo senza ossigeno e a tornare in bicicletta.
* 1998 Edward Grylls (Regno Unito) è il più giovane ad aver mai raggiunto la vetta. Ha 23 anni.
* 1998 Tom Whittaker è il primo scalatore disabile a raggiungere la cima.
* 1999 Lo Sherpa Babu Chiri Sherpa del Nepal rimane sulla vetta per 21 ore.
* 2001 Il 24 maggio lo sherpa Temba Tsheri, 15 anni, diventa la persona più giovane mai salita in vetta.
* 2001 Il 25 maggio il 32enne Erik Weihenmayer di Boulder (Colorado), è la prima persona cieca a raggiungere la cima.
* 2001 Lo stesso giorno il 64enne Sherman Bull, diviene la persona più anziana.
* 2003 23 maggio, il 25enne sherpa nepalese Pemba Dorjie Sherpa effettua la salita più veloce in 12 ore e 45 minuti, che verrà però successivamente migliorato.
* 2003 Tre giorni dopo lo sherpa Lakpa Gelu infrange il record con una salita di 10 ore e 56 minuti.
* 2003 Yuichiro Miura è la persona più anziana. 70 anni.
* 2004 21 maggio, Pemba Dorjie Sherpa migliora il record di velocità. 8 ore e 10 minuti.
* 2005 Tra marzo e giugno una spedizione cinese composta da 35 cartografi ha corretto l’altezza dell’Everest rivedendola al ribasso. La montagna ora misura 8844,43 metri.
* 2007 Samantha Larson, diciottenne californiana, è la più giovane non nepalese a raggiungere la vetta.
Tale classifica non tiene minimamente conto del modo in cui è stata raggiunta la vetta, arrivare in cima al Monte Everest con l’aiuto di una miriade di sherpa che portano in alto il materiale e magari ti spingono e tirano verso l’alto è una cosa, ben diverso è raggiungere la vetta senza questi aiuti e soprattutto senza utilizzare ossigeno supplementare!
Le classifiche infatti dovrebbero essere due e ben distinte: con uso dell’ossigeno supplementare e senza l’uso dell’ossigeno supplementare.