5 Torri, via delle Raponzole
La via delle Raponzole è una delle tante belle arrampicate delle Cinque Torri.
A mio parere si tratta davvero di una magnifica salita, ingiustamente poco ripetuta. Nonostante le pareti delle 5 Torri siano spesso brulicanti di scalatori, questa via è ancora sconosciuta a molti climbers.
La via delle Raponzole sale lungo la parte est della Torre Grande, cima Sud. Sempre sul lato est della Torre Grande, ma sulla cima Nord, ci sono altre vie attrezzate a spit. Una di queste è la Finlandia, dove a volte bisogna mettersi in coda per salire. Ebbene, a mio avviso la via delle Raponzole non ha niente da invidiare alla Finlandia, è soltanto meno conosciuta, ma altrettanto bella.
Quindi, perché è così poco frequentata? Forse soltanto perché sono in pochi a conoscerla?
Breve storia della via delle Raponzole
La via fu aperta nel lontano 7 settembre del 1985 dagli amici Franco Gaspari e Mauro Bianchi. All’epoca Franco portava già con orgoglio la rossa maglia degli Scoiattoli di Cortina, mentre Mauro sarebbe entrato nel prestigioso sodalizio l’anno successivo. Il percorso originale è stato successivamente leggermente modificato, per rendere la via totalmente indipendente dalla Diretta Dimai.
Infatti quando fu aperta la via delle Raponzole percorreva per intero il traverso iniziale della Diretta Dimai, per poi abbandonarlo e proseguire dritti, dove invece la Diretta prosegue a sinistra e porta alla prima sosta.
Franco e Mauro utilizzarono per lo più chiodi tradizionali e soltanto pochi spit da 8 mm, forando a mano la roccia con il classico “pianta spit“.
Considerando la difficoltà della via, ed il fatto che ancora non usavano l’ancoretta, bisogna proprio dire che fu una piccola-grande impresa.
In quanto al curioso nome della via delle Raponzole, ecco la spiegazione: le Raponzole altro non erano che due belle amiche in comune, Nadia Dimai e Maria Clara Walpoth.
Tutte e due le ragazze erano abili scalatrici, e entrarono a far parte del Gruppo Scoiattoli nel 1987.
Nadia Dimai ottenne in seguito anche la qualifica di Guida Alpina, attività che svolge tuttora con bravura e passione. Purtroppo la bella e solare Maria Clara, iaia per gli amici, perse la vita in un tragico incidente in valanga nel 1989, lasciando un segno indelebile nel cuore della comunità alpinistica. Si trattò di una valanga di enormi dimensioni. Nel seguente link puoi leggere il doloroso resoconto delle operazioni di soccorso.
La via delle Raponzole oggi
Come ho già detto il percorso originale fu in seguito modificato.
Oggi la via delle Raponzole evita l’iniziale attraversata della Diretta Dimai e dove questa ha inizio sale dritta per dritta in parete.
La vecchia chiodatura è stata sostituita con spit da 10 mm e le soste sono provviste di catena con anello, rendendo ora l’arrampicata più sicura.
Le difficoltà della salita variano dal 6a al 6b e se non fosse che per arrivare all’inizio della via bisogna arrampicare i primi due tiri della via Miriam, potremmo definire la via delle Raponzole una via plaisir.
Scheda
Numero di tiri: 6
Difficoltà massima: 6b
Attacco: l’attacco della via delle Raponzole è lo stesso della via Miriam, con la quale condivide il primo tiro e parte del secondo. L’attacco è situato nel punto più basso della parete Sud della Torre Grande, in prossimità di un evidente diedro fessurato.
Materiale: 10 rinvii. La via delle Raponzole è ben protetta (plaisir). Possono essere utili i friend sul primo tiro della via Miriam.
Indispensabili due corde se per scendere decidi di calarti nella grande spaccatura che divide la Cima Sud dalla Cima Nord.
L1: V grado – 36 m (via Miriam)
L2: IV grado – 26 m (Miriam – Diretta Dimai)
L3: 6b – 28 m
L4: 6a+ – 22 m
L5: 6a – 25 m
L6: V+ – 20 m
Nota sulla discesa
Una volta in vetta, per scendere dalla via delle Raponzole ci sono due possibilità.
- Una catena sul lato nord della Torre permette, con una breve calata (15 m circa), di portarsi su un terrazzo formato da enormi massi incastrati nella grande spaccatura che divide la Cima Sud dalla Cima Nord. Individuare una seconda catena e con una lunga discesa in doppia (indispensabili due corde da 60 m) calarsi nella spaccatura. Quindi camminare su ghiaia fino al limite del canale. Qui con un’ultima doppia di circa 20 metri (catena sulla sinistra, faccia a valle) raggiungere la base della torre.
- Individuare una catena posizionata circa 3 metri sotto la cima, versante Sud, pochi metri prima del termine Ovest della piatta vetta. Calarsi (corda da 60 m indispensabile. Attenzione: fai un nodo ai capi della corda) fino ad una selletta dove passa la via normale. Scendere con facile arrampicata lungo un canalino (II grado) direzione Ovest. Si raggiunge un grande terrazzo. Ignorare il cavo metallico (utile invece per salire sulla Cima Nord della Torre Grande) e scendere, superando dei grossi blocchi incastrati, alla terrazza poco più a sinistra. Da qui salire leggermente ad una forcella per poi scendere sul lato opposto (Nord – un passo di II grado) sino a raggiungere un ultimo ancoraggio. Con una calata da 25 m si arriva alla base della parete.
Nota:
Giusto per dovere di cronaca, va detto che è comunque possibile evitare i primi due tiri della via Miriam e portarsi all’attacco della via delle Raponzole seguendo un’altra strada.
Per farlo bisogna salire tra i massi incastrati alla base della fenditura Est della Torre Grande. Dove il passaggio è precluso, arrampicare sul lato destro (2 chiodi – III grado) e portarsi su un grande terrazzo (spit). Scendere due metri e risalire sul terrazzo di sinistra (1 chiodo), attraversarlo e scendere di un paio di metri.
Qui, dietro ad un grande masso spaccato, si trova la prima sosta della via delle Raponzole (3 spit), dove inizia anche il traverso delle Diretta Dimai.
Due parole sul Raponzolo di roccia
Il raponzolo di roccia, il cui nome scientifico è Physoplexis comosa, è una pianta tipica e anche piuttosto rara della fascia alpina centro-orientale dell’Italia.
Si tratta di una pianta che ha resistito alle glaciazioni, un fiore bellissimo e poco conosciuto. È facilmente riconoscibile grazie alle sue infiorescenze distintive. Le sue caratteristiche ecologiche la rendono un’autentica rarità nella flora italiana, contribuendo a fare dell’Italia il paese europeo con il maggior numero di piante a semi.
La sua conservazione riveste un’importanza fondamentale. Il raponzolo di roccia, insieme ad altre specie endemiche, è uno degli innumerevoli endemismi alpini che si possono trovare nella nostra penisola.