Arrampicare in Marocco nelle gole di Taghia
INTRODUZIONE
Lo scorso mese di settembre una nuova via è stata aperta dagli “Scoiattoli” di Cortina sulla difficile parete sud del Monte Oujdad in Marocco. Il sodalizio ampezzano ha predisposto la trasferta per celebrare il 70° anniversario della fondazione del Gruppo, affidando l’organizzazione della parte logistica della piccola spedizione alla decennale esperienza dell’èquipe di “Spazi d’avventura”, un eccellente tour operator nato oltre trent’anni fa dalla passione di Piero Ravà, che al viaggiare ha dedicato una vita.
Come arrivare a Taghia
Base di partenza per raggiungere la nostra mèta è Marrakech, raggiungibile in circa 4 ore di volo dall’Italia. La città è situata al centro-sud del Paese, a circa 150 km dalla costa dell’oceano atlantico. Trascorriamo qui il nostro primo pomeriggio in Africa, visitando la città vecchia, la medina, racchiusa entro le mura, ad ovest della quale è sorta la città nuova. Immancabile una visita al labirintico suk (mercato) e alla famosa piazza Jama‘a el-Fnaa, attorno alla quale si sviluppa la città vecchia e può essere considerata il centro vitale (e assolutamente caratteristico) di Marrakech.
Il giorno seguente, dopo aver caricato bagagli e materiale sui fuoristrada, iniziamo il nostro viaggio verso Zaouia Ahansal, ultimo paese raggiungibile con mezzi motorizzati: la durata di questo trasferimento è di circa 6 ore, le prime due su strada asfaltata e le restanti su sterrato, attraverso un territorio prevalentemente desertico.
Ad attenderci a Zaouia Ahansal troviamo alcuni uomini con i loro muli, indispensabili per trasportare il pesante bagaglio di corde, spit, materiale d’arrampicata, viveri, indumenti.
Dopo tante ore nelle Jeep siamo tutti impazienti di poter camminare un po’ e sgranchirci le gambe, e ci avviamo di buon passo verso Taghia, dove alloggeremo nello spartano rifugio per una dozzina di giorni.
La vallata di Zouîat Ahanesal è la porta d’entrata del Circo di Taghia, dove sorge l’omonimo piccolo villaggio di 400 abitanti, situato a 1900 metri di altitudine e raggiungibile solo a piedi.
Il paesino è circondato da incredibili pareti e situato nel cuore di una delle regioni più isolate dell’Atlante, il grande plateau calcareo di Azilal, che è attraversato da tre grandi canyons: l’Akka n’Tazart, l’Akka n’Taghia e l’Akka n’Tafrawt e presenta alcune cime che raggiungono e superano i 3000 m di quota. A due passi dall’oasi del villaggio si spalancano le gole, le cui pareti variano in altezza da 300 a 900 metri.
Grazie ad un’intelligente rete di canali d’irrigazione le spettacolari ed abbondanti sorgenti d’acqua offrono agli abitanti una relativa prosperità.
Arrampicata a Taghia
Le prime vie della zona furono aperte nel 1975 da un gruppo di francesi tra cui Bernard Domenech (uno degli attuali massimi esperti alpinistici sull’Africa) ed Erik Dechamp.
Negli anni ‘80 e ‘90 la zona fu frequentata sporadicamente soprattutto da spagnoli, che aprirono un buon numero di big wall, con permanenze in parete anche di una settimana.
Aperture di buona qualità si devono poi ad un gruppo di francesi, capitanati da Remi Thivel e Christian Ravier, vie difficili e protette da qualche sporadico spit, sempre su pareti tra i 400 ed i 600 metri.
Le prime vie moderne sono opera invece allo spagnolo Toni Arbones (aperte però dal basso in artif) e, nel maggio 2003, al trio Michel Piola, Benoit Robert e Arnaud Petit. Questi ultimi hanno lasciato a Taghia dei veri gioielli per gli amanti dell’arrampicata, alcune vie bellissime tra cui mi piace ricordare “Les rivières pourpres” – 600 m – max 7c.
Negli ultimi anni sono state aperte numerosissime vie moderne, perfettamente attrezzate. La roccia è un fantastico calcare molto abrasivo, che in pochi giorni riuscirà a consumare anche i calli più duri.
Nonostante questo Taghia è sconosciuta a quasi tutti gli alpinisti europei.
Per la relazione delle vie a Taghia si trova l’ottima guida delle scalate: “Taghia Montagnes Berbères” di Christian Ravier (mail: cravier[at]club-internet.fr).
Inoltre, nel rifugio (Gïte) Tawjdat, un librone scritto a mano contiene gli schizzi e le relazioni delle vie più recenti.
La via “Bibi Ghedina”
Essendo il territorio assai vasto ed offrendo le pareti molte possibilità a chi voglia aprire una nuova via, i primi giorni a Taghia sono stati dedicati dagli Scoiattoli alla ricerca della montagna sulla quale tracciare il nuovo percorso.
Ovviamente la roccia in questa zona non manca ma anche l’estetica, l’impegno richiesto per l’avvicinamento alla parete e la bellezza della linea di salita giocano un ruolo importante ai fini di una buona riuscita dell’impresa.
Dopo un’attenta perlustrazione della zona la scelta è caduta sulla parete sud del Monte Oujdad, che si raggiunge in poco meno di due ore dal villaggio.
A questo punto è stato necessario trovare una base dove allestire l’accampamento, in quanto il dover raggiungere tutti i giorni la base della parete dal villaggio avrebbe comportato un’inutile perdita di tempo e di energie.
Dopo alcune ricerche ecco una grotta che ben si addice allo scopo: è situata a poca distanza dall’attacco della via ed un ruscello ci fornisce l’acqua necessaria.
I giorni seguenti sono dedicati dagli Scoiattoli alla salita vera e propria. Principali artefici dell’impresa sono stati Massimo Da Pozzo, Luigi Majoni, Federico Michielli e Bruno Sartorelli, ma ovviamente anche altri Scoiattoli hanno collaborato alla riuscita dell’impresa. Una menzione particolare va a Giuseppe Ghedina, il nostro amico e fotografo che ci ha accompagnato in Marocco e ha scattato le bellissime immagini che potete vedere nella sua gallery; non avvezzo alle scalate estreme, ha dovuto spesso risalire faticosamente centinaia di metri con i jumar lungo le corde.
L’apertura della nuova via, che è stata dedicata allo Scoiattolo Luigi Ghedina “Bibi”, ha richiesto una settimana di impegno, e il risultato è stato eccellente. La linea di salita si sviluppa a sinistra della via “Barracuda”, con la quale si unisce ed ha in comune l’ultimo tiro. La roccia è eccezionale e le difficoltà elevate. Un breve tratto del 5° tiro non è stato liberato, e la difficoltà ipotizzata è di 8a+/8b.
DIFFICOLTÀ
L1: 6c – 55m
L2: 7A – 45m
L3: 7B/7b+ – 35m
L4: 7c – 25m
L5: 7C+/A1 – 30m
L6: 6C+ – 25M
L7: 6C – 40m
L8: 7B – 35m
L9: 6B – 40m
L10: 6A – 40m
L11: 6b – 50m (ultimo tiro di Barracuda)
DISCESA
Due possibilità:
1 – In doppia lungo la via
2 – Lungo la via normale dell’Oujdad: per raggiungerne la cima bisogna salire le ultime quattro lunghezze della via “Baraka” (IV – V+ – 6a+ – 6b) .
MATERIALE
La via è completamente attrezzata a spit, possono essere utili friends o dadi se si intende percorrere l’ultima parte della via “Baraka”.
HANNO PARTECIPATO GLI SCOIATTOLI:
Alberti Marco – Da Pozzo Massimo – Da Pozzo Paolo – Dimai Stefano – Gaspari Davide – Girardi Simone – Maioni Enrico – Majoni Luigi – Majoni Samuele – Menardi Alessandro – Menardi Demai Marcello – Michielli Federico – Sartorelli Bruno – Zardini Ruggero
ed inoltre:
Monica Zardini, moglie di Ruggero
Ghedina Giuseppe , fotografo
Ravà Piero, leader di “Spazi d’avventura”
OSPITALITA’
A Taghia:
Saïd Messaoudi – Rifugio Gïte Tawjdat
00212 (0)68246536
“Gïte Youssef Rezki”
Email: taghia.escalade[at]gmail.com
Telefono: 00 212 668909843
A Zaouia Ahanesal:
Ahmed Amahdar
00212 (0)23459393 / 00212 (0)78538882
WEB:
www.remi-thivel.com